29 luglio
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"THE IMPROVISOR"

Poesia e Musica

TERRA - ACQUA - ARIA - FUOCO

 

poesia:

Paolo Silvestri (Letteratura Tradizione, Heliopolis edizioni),
legge poesie di:

T.S.Eliot
Dylan Thomas
J.L.Borges

Ezra Pound
Biagio Luparella

musica:

Paul Chain, "The Improvisor"

 

Paul Chain - electric guitar, keyboard, voice, specials effects
Anna A - flute
Simon Giannotti - bass
Alex Savelli - acustic guitar, percussions, voice
Giuseppe Fasone - Dijeridoo

 

allestimento, luci, riprese video:

Associazione Regresso Arti

 




Paolo Silvestri è nato a Pesaro nel I960. Alcuni suoi testi poetici sono stati pubblicati nella rivista "Talento" e su diversi lavori editoriali del "Vertex". Dopo aver conseguito artisticamente ed artigianalmente il lavoro di ricerca della "Heliopolis Edizioni", si interessa con lo "Scriptorium Heliopolis" alla valorizzazione della scrittura (progetto della "Scrittura esterna") attraverso opere a quadro e progetti culturali.

 

Ciò che disse il fuoco
T. S. Eliot "La terra desolata"

Dopo la luce delle torce rossa su facce sudate
Dopo il gelido silenzio nei giardini
Dopo l'agonia in luoghi pietrosi
Le grida e i pianti
Prigione e palazzo ed eco
Di tuono di primavera su montagne lontane
Colui che era vivo è ora morto
Noi che eravamo vivi stiamo ora morendo
Con un po' di pazienza
Qui non c'è acqua ma solo roccia
Roccia e niente acqua e la strada sabbiosa
La strada che si snoda su per le montagne
Che sono montagne di roccia senz'acqua
Se ci fosse acqua ci fermeremmo a bere
Tra la roccia non si può sostare o pensare
II sudore è asciutto e i piedi sono nella sabbia
Se solo ci fosse acqua tra la roccia
Morta bocca montuosa di denti cariati che non può sputare
Qui non si può nè stare nè giacere nè sedere
Non c'è nemmeno silenzio nelle montagne
Ma secco sterile tuono senza pioggia
Non c'è nemmeno solitudine nelle montagne
Ma rosse facce arcigne ghignano e ringhiano
Da porte di case di fango screpolato
Se ci fosse acqua
E non roccia
Si vi fosse roccia
E anche acqua
E acqua
Una fonte
Una pozza tra la roccia
Se ci fosse il suono dell'acqua soltanto
Non la cicala
Ed erba secca che canta
Ma suono d'acqua su una roccia
Dove il tordo eremita canta tra i pini
Drip drop drip drop drop drop drop
Ma non c'è acqua
Chi è il terzo che ti cammina sempre accanto?
Quando conto, ci siamo soltanto tu e io insieme,
Ma quando guardo avanti alla strada bianca
C'è sempre un altro che ti cammina accanto
Scivolando raccolto in un mantello bruno, incapucciato
Non so se uomo o donna
- Ma chi è che ti sta all'altro fianco?

***

Una donna tirò tesi i suoi lunghi capelli neri
E arpeggiò musica di bisbigli su quelle corde
E pipistrelli con facce di bambini nella luce viola
Fischiarono e batterono le ali
E strisciarono a testa in giù lungo un muro annerito
E rovesciate nell'aria c'erano torri
Risuonanti campane rievocatrici, che segnavano le ore
E voci cantanti dal fondo di vuote cisterne e di pozzi esauriti.

"La forza che nella verde miccia spinge il fiore"
Dylan Thomas "Poesie"

La forza che nella verde miccia spinge il fiore
Spinge i miei verdi anni; quella che esplode le radici degli alberi
È la mia distruttrice.
E sono muto a dire alla rosa contorta
Che curva la mia giovinezza la stessa febbre invernale.

La forza che spinge l'acqua tra le rocce
Spinge il mio rosso sangue; quella che le correnti allo sbocco prosciuga
Le mie trasforma in cera
E sono muto a urlare alle mie vene
Che alla fonte montana succhia la stessa bocca.

La mano che vortica l'acqua nello stagno
Mescola sabbie mobili; quella che imbriglia i venti
Del mio sudario regge la vela
E sono muto a dire all'impiccato
Che la calce del boia è la  mia stessa creta.

Dove la fonte sgorga, s'attaccano le labbra del tempo;
L'amore goccia e inturgidisce. Ma il sangue che cola
Addolcirà le sue ferite
E sono muto a dire alle intemperie
Come il tempo ha scandito un cielo attorno agli astri.

Muto a dire alla tomba dell'amante
Che verso il mio lenzuolo striscia lo stesso tortuoso verme.

"Cartesio"
J.L.Borges "La Cifra"

Sono l'unico uomo sulla terra e forse non c'è terra né uomo.
Forse un dio m'inganna.
Forse un dio mi ha condannato al tempo, quella lunga illusione.
Sogno la luna e sogno i miei occhi che vedono la luna.
Ho sognato la sera e la mattina del primo giorno.
Ho sognato Cartagine e le legioni che desolarono Cartagine.
Ho sognato Virgilio.
Ho sognato la collina del Golgota e le croci di Roma.
Ho sognato la geometria.
Ho sognato il punto, la linea, il piano ed il volume.
Ho sognato il giallo l'azzurro e il rosso.
Ho sognato la mia fragile infanzia.
Ho sognato le mappe e i regni e quella pena nell'alba.
Ho sognato l'inconcepibile dolore.
Ho sognato la mia spada.
Ho sognato Elisabetta di Boemia.
Ho sognato il dubbio e la certezza.
Ho sognato il giorno di ieri.
Forse non ebbi ieri, forse non sono nato.
Forse sogno di aver sognato
Sento un po' di freddo, un po' di paura.
Sul Danubio à ferma la notte.
Continuerò a sognare Cartesio e la fede dei suoi padri.

Sestina altaforte
Ezra Pound: "Poesie scelte"

I
All'inferno! La pace appesta tutto il nostro Sud.
Tu, cane bastardo, Papiois, vieni! Diamoci alla musica!
Io non ho vita tranne quando cozzano le spade.
Ma quando vedo stendardo d'oro, di vaio, violacei opporsi
E i vasti campi sotto loro farsi vermigli, allora urla il mio cuore quasi pazzo di gioia.

II
Nell'ardore dell'estate provo immensa gioia
Quando le tempeste sulla terra ne uccidono la sporca pace,
E i fùlmini dal cielo nero sfolgorano vermigli,
E i tuoni furiosamente ruggiscono a me la loro musica
E i venti ululano tra le pazze nuvole, nell'opporsi,
E per tutto il lacerato cielo le spade di Dio cozzano.

III
Conceda l'inferno di sentire presto il cozzo delle spade!
E i nitriti acuti dei destrieri che gioiscono nella battaglia,
Petto chiodato opporsi a petto chiodato!
Meglio un'ora di battaglia che un anno di pace
Con tavole opime, lazzi osceni, vino e lieve musica!
Bah! Non c'è vino che eguagli il vermiglio del sangue!

IV
E io amo vedere il sole levarsi rosso-sangue.
E guardo le sue lance per il buio cozzare di armi
E mi riempie il cuore di gioia
E mi spalanca la bocca con una forte musica
Quando lo vedo così sdegnare e sfidare la pace.
La sua forza solitària alle grandi tenebre opporsi.

V
L'uomo che teme la guerra e s'accascia opponendosi
Alle mie parole per la battaglia, non ha sangue vermiglio,
Adatto solo a marcire nella femminea pace
Lungi da dove il valore ha vinto e le spade cozzano
Per la morte di tali baldracche io gioisco;
Sì, riempio tutta l'aria della mia musica.

VI
Papiois, Papiois, alla musica!
Non c'è suono che uguagli l'opporsi di spade a spade,
Nè grido simile all'urlo di gioia in battaglia
Quando gomiti e spade stillano sangue vermiglio
E le nostre cariche cozzano contro l'assalto del "Leopardo".
Maledica per sempre Iddio quelli che gridano 'Pace'!

VII
E che la musica delle spade vermigli li renda!
L'inferno ci renda presto il suono del cozzare delle spade!
L'inferno cancelli in nero per sempre il pensiero 'Pace' !

"Quel che disse"
Biagio Luparella
Libro I delle homologazioni

quel che disse il fumo:
in principio fu il fuoco
ma lontano si estinsero
le sue scintille a seguirmi
io non sono il fuoco
io non sono il fuoco
io sono la morte del fuoco"

 

PAUL CHAIN "THE IMPROVISOR"

 

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