"CRAVATTE AL VENTO"
Ho visto cravatte al vento,
gente tranquilla che disperava
cadeva sotto le raffiche del mitra.
Raffiche saffiche,
in una pozzanghera d'olio,
cani leccavano il sangue dolce
di gente sazia svegliata nella notte
e sgozzata invece del cappuccino e il giornale.
Cravatte al vento:
è in atto un attentato,
gente tranquilla che moriva.
Gente che non avrebbe mai più firmato niente.
Franco Cenerelli
"PARRUCCHE"
Parrucche parrucche parrucche
gridano di nero dalle testine rimpicciolite.
Parrucche isteriche, cancro ai capelli,
occhietti strizzati di rabbia.
Parrucche in fila, coro di maledizioni.
Corpo rosa gonfiabile sporco di feci,
spina elettrica bruciata :
Il sarto cammina scalzo,
la sua macchina da cucire è un fucile.
La sua calvizie odora di stoffa
bruciata dal ferro da stiro.
La parrucchiera invece è nera
e pensa ai ragni gridando strozzata.
Il figlio ha paura di lei,
perché ha sognato che lo uccideva.
Franco Cenerelli
"LA SUDENTESSA"
Non ho colpa se non sono calvo
ma sono scalzo.
Del resto non mi importa se metti gli occhiali,
poi ho scoperto che sudi.
Ti vesti e sudi, ecco chi sei:
una studentessa, una sudentessa.
Franco Cenerelli
"LA PORNOSTAR"
Hai gettato i veli e i fiori
e hai imbracciato le armi
della pornostar militante.
Hai ucciso la morale
Hai eccitato Andreotti
Dove passi tu,
passa un esercito di lumache,
e lasci una scia lucida
di bava vischiosa di sesso.
Eppoi è difficile non restarne appiccicati
e non attorcigliarsi in un'orgia,
nel fango radioattivo.
Il fuoco che purifica
in un gioco dove il sesso
perde volgarità e sublima
in energia primaria e primitiva,
non per riproduzione.
Gioco sterile,
piacere per piacere.
Eiaculare l'anima
e morire in un fuoco di mille colori,
che riempiono gli occhi di un bimbo.
Franco Cenerelli
"CALCE E CEMENTO"
Ho mischiato calce e cemento
per chiudere i buchi che avevi forato,
ci soffiava contro troppo vento,
chissà se l'avevi considerato...
Avevi fatto calcoli precisi,
le distanze erano equiparate
mi chiedo gli interni come li avevi divisi...
Tu hai ordinato: io pagherò a rate.
Ho aspettato calma e immobile
e mi si aggrovigliavano le interiora,
mi avevi adagiata su una sedia così instabile...
Chissà se adesso l'equilibrio ti sfiora...
Ora non devo più interpretarti
e non sarò più lì per prima;
ti spezzerò fino a sgretolarti,
inizierò proprio lì in cima
dove conservi i tuoi pensieri,
dove elabori le tue concezioni,
ho cercato di ravvivarli i tuoi colori neri
ma avevi già predisposto la gamma dei toni.
Preparerò ancora più stucco
rimescolerò calce e cemento,
non importa il viso, lì mi trucco:
non scorgerai traccia di tormento.
Mara Zanchetti
"MOSAICO"
Indossavo un peplo bianco
fui ghermita da fiumane di genti
vissi quelle pozzanghere ed il loro fango
tentai di introdurmi tra la rete delle menti...
Fui inebriata da odori acri
abbagliata da strane luci intense
avvertivo l'aria dei luoghi sacri
e la sazietà delle parole dense...
Ora son quasi mosaico da parete
tasselli di marmo pietre colorate e vetro
si materializzaron le piccole mete
le colonne ove non vidi divieto.
Mara Zanchetti
"MOMENTI"
Lo lascio sfogare
svito la valvola ed attendo...
Non mi costringo a dimenticare
mi curerò vivendo.
Non reprimo
già dentro mi sento compressa
è un sentire che concimo e mi isolo dalla ressa.
Guardo dal di fuori
mi strappi il fiato dal petto quando arrivi
in mano hai dei colori,
ma quando gli afferrai tu già sbiadivi.
Avevo perso i confini
solo una matita ai limiti del foglio
per un attimo siamo stati vicini
ora vivo vite che non voglio.
Cucio i tuoi gesti
incollo i tuoi movimenti,
è un collage in cui tu non resti
perché di te ho solo momenti.
Mara Zanchetti
"SENTIERO GHIAIOSO"
Sparirò per qualche tempo
non respirerò l'aria che respiri
non so il vuoto...come lo riempo
tu ci navighi e lo rigiri.
Era riflesso sulla tua pupilla,
te l'ho illustrato con chiarezza
fomentato da un furore che mi assilla
lo confesso: cedo alla sua carezza.
Non riesco a sovrapporre i visi
della progettata statua è rimasto il calco
i tuoi spazi non li ho condivisi,
il tuo forte marmo non era che talco.
Ho subito sbagliato i tempi
mi sono data gratuitamente
sei stato il sasso su cui inciampi
quando cammini spensieratamente.
Non le avevo notate le dimensioni
certo non mi sembrava pericoloso,
ma la pietra si è scontrata con le mie emozioni
ed ora l'intero sentiero è ghiaioso.
Mara Zanchetti
'MI LAVI LE MANI'
Vivo in balìa delle tue onde
Giove mi rivelò che non scatenerai ancor tempeste
raccolgo ciottoli e legnetti sulle tue sponde
rinasco dando conforto alle anime meste.
Di tanto in tanto passan traghetti
si riempon di naufraghi e derelitti
son coloro che oltrepassarono i paletti
i tuoi simili li appellano "sconfitti".
Mi sollevo piano
é come se non fossi più padrona
questi arti non avverton il mio richiamo
costruisti una macchina che non funziona.
So miscelare acqua e limo
ne deriva un impasto che amo plasmare
se lo sbatto forte creo le parole che non esprimo
quelle che mi insegnasti ad ingoiare.
Ci son giorni in cui lo lascio scivolare
finché ogni grumo poi si decompone
quando lo facevo tu mi venivi a chiamare
strofinandomi viso e mani col tuo sapone.
Invece ora si plasman statuine e immagini
io vi decodifico messaggi arcani
sì, lo so che son stupidaggini
ed or è meglio che mi lavi le mani.
Mara Zanchetti
"FILI FATALI"
Nacqui ed era già scritto
fili fatali prodotti da un baco
deviazioni su un iter dritto
farneticava il mio nome un ubriaco...
Mi donaron vista al di là dei sensi
prescelta a sentire cose non dette
brucio le notti nei miei incensi
danzo scalza con le anime elette.
Intreccio ghirlande e mi ci adorno
raccolgo cenere e tingo i capelli
vivo in un continuo ritorno
ed arrotondo le lame dei tuoi coltelli.
Mara Zanchetti
"SPILLI"
Ti chiudo la valvola
...fai fluir ancora nutrimento
esco dal tuo caldo letto come una nottambula
mi avvio cauta sul tuo bel pavimento.
Dormi tranquillo
attorno a noi vedi solo il rosa
per una volta pungimi con uno spillo!
Azione a godi della mia indole furiosa.
Non ho la forza per stringere
fuoriesci tu e zampilli
mi prepari una vita che non mi sai dipingere
me la cuci addosso senza usare spilli.
Mara Zanchetti
"CONTAMINAZIONI"
Ambivalenze stucchevoli
nei dispersi moralismi
del microcosmo scientifico
sono l'unica chimera
nella frazione più alta
dell'eterno esilio,
nel giusto, o forse,
nell'ignoto di teste vuote
che stringono i motori
dell'aureo argenteo.
Insipidi sformati di conoscenze
verranno sfornati da siringhe
abominevoli di uteri ingialliti.
Siete vecchi baluardi
in un Mondo che raggela
anche i pensieri più puri;
...e continuano indifferenti
le visioni
del fiorentino normodotato,
mentre vomitate le vostre formule
stantie, pallide ed ormai abortite.
Anna De Vido
"CRISALIDE"
Vivo di nebbia arida ed incandescente,
tempesta di luna nascose il volto innamorato;
nello sguardo rivolto all'altro te stesso
osservo al di là di questo muro,
sempre più alto ed invalicabile,
e le unghie si spezzano
lacerandomi i capelli bagnati di lacrime,
degli Angeli cauti l'unico sospiro,
e la mia fame ancora non si placa.
Anna De Vido
"IL PROFUMO"
Il sovrano bisbiglia
una strofa ormai cieca,
e stormi di fate
continuano a danzare
su uova blu,
paure di giorni lontani,
quando il tempo scandito
dalla pioggia toglieva
ogni lacrima al Mondo,
e nutrendo il soffitto odoroso
felici giungevano queste novelle;
addormentati gli spiriti erranti
festosa estate colma di nulla
trascorreva ticchettando,
picchiettando i tronchi castani
Terra ed Oceano
che si baciano nell'eterno.
Anna De Vido
"IL GUERRIERO"
...Testimoni di un passato oscuro
ma ancora presente,
radice terrosa edificata
da mondi lontani,
come ninnoli muti
appesi a scale altissime
e protetti da sguardi incalliti.
Il drappeggio di velluto rosso
incorona le sacre ostilità
del mio passato guerriero,
alle pendici di vette inviolate
ed indivise,
ghiacciai come fornaci,
terra arida,
sabbia dorata,
che non ha prezzo.
Anna De Vido
"PICCOLE TORRI"
Ingrandisci l'iride errante!
Richiudi di nuovo il tuo libro vuoto
e gettalo nelle spire del fuoco giallino,
mentre farfalle di ghiaccio
calpestano l'anima di coloro che aspettano.
Indomita cavallerizza,
cavalca questo tempo coraggioso
e nutri ancora le mie vecchie povertà.
Io ti ascolto,
sudditanza sia la mia sola ragione,
per seguirti
cieca,
il tuo odore mi guida.
Anna De Vido
DA "IN LIMINE"
Visioni fantasmagoriche di una natura snaturata e
contaminata
ma che l'ha invasa e trasformata;
caparbiamente re-esiste,
in questi innesti con l'estraneità,
ma sono ormai parte di essa:
questi mostri della scienza
che stentano a riconoscere la loro origine
e s'impossessano di ciò che trovano
prendendo piede sempre più,
che non riconosce più se stessa e confonde i suoi
contorni
con quelli di un mondo a lei estraneo,
giganteschi e minacciosi,
invadenti, anche se apparentemente innocui,
prepotenti, anche se apparentemente muti...
Daniela Caiulo
"SUD"
Che il popolo del cielo mi assista
SONO INNAMORATA
SONO INNAMORATA
SONO INNAMORATA
Finalmente la trepida sensazione
che posso lasciarmi CONDURRE
finalmente sono piccola, e lui può
prenderai per mano.
Finalmente un vissuto che mi sovrasta
a cui mi accosto timorosa, ma felice,
Finalmente la complicità di mente
e grandi risa,
la saggezza assimilata,
l'elettricità in uno sfiorarsi.
sono innamorata
lui, come me, è simbolo di primavera,
lui, come me, è fuoco, passione
lealtà e rigore.
Intelligenza fiammante,
risata improvvisa,
comprensione
e lettura silenziosa di me, di lui.
Un passo felpato
un corpo solido e felino
i suoi colori mediterranei
il suo essere UOMO
il suo trasmetterti UOMO
il suo sfiorarti UOMO
il sue interpretarti UOMO.
Il tuo essere donna che sboccia
bambina
la tua risata
che incontra la sua
il tuo cantare stonato
che incrocia un suo sorriso
il suo cantare furbo
che fa ridere me.
La sua comprensione del dolore
il suo tocco sulla sofferenza
la sua voce ipnotica...
ed è solo ciò che intravedo.
Che cosmo hai mai?
che potenza
che generosità
che allegria
che compostezza
che sensualità
che protezione
Un suo abbraccio, un desiderio infinito.
Vorrei sentire il suo odore
e toccare la sua pelle appena sfiorata
Hai la primavera dentro come me,
magnifica creatura
che non sapevo esistessi.
Se l'ora più buia è quella che precede l'aurora
spero che il mio buio appena trascorso
sia illuminato da te
mio sole.
Lorena Pugliese
"NORD"
E' un desiderio che ruota nel mio cuore,
mi incuriosisci nel tuo rigido proporti,
composto ed educato,
ma con occhi bollenti.
Poche le tue parole,
centellinate,
cristallizzate,
come stalagmiti nel Castello della Regina dei Ghiacci.
Ma con che giochi di colore,
quali armonie,
quali magiche forme.
Cosa nascondi che mi attrae come falena alla luce?
Sei un bosco fatato di Cornovaglia,
impenetrabile e misterioso,
occorre conoscere il sentiero
ed io, Morgana
voglio saggiare il segreto delle tue erbe.
Con te voglio creare pozioni,
E SAPORI,
E ODORI
stendendomi sul muschio fragrante di pioggia.
Il tuo corpo sul mio,
candido Merlino,
che mi risvegli i sensi,
furbo ammaliatore.
VOGLIO SCOPRIRTI
VOGLIO ARRIVARTI
VOGLIO BERE ALLA TUA COPPA...
E UNA PROMESSA....
INCANTO!
Lorena Pugliese
"EST"
Sei venuto dall'est per crescermi e ferirmi
col tuo sguardo di ghiaccio
difesa dal mondo
col tuo cuore insanguinato di bimbo
strappato con dolore alla propria terra
Sei venuto dall'est per crescermi e ferirmi
insegnandomi cosa non è la lealtà,
con amore e dedizione,
gettandomi addosso il tuo disprezzo per le donne,
a me fiera amazzone agguerrita.
Sei venuto dall'est per crearmi e ferirmi,
titaniche le nostre battaglie,
fiero il mie sguardo nel tuo
che portava rispetto.
Io non cedevo ai tuoi colpi.
Sei venuto dall'est e mi hai cresciuta ferendomi,
amandomi
sorridendomi con le tue facce buffissime,
legandomi coi tuoi balletti assurdi,
avvolgendomi con baci e dolci parole.
Ma mi hai cresciuta e ferita
tu anima che sanguini
per aver perduto per sempre il tuo riflesso.
Io ora sono forte.
Grazie per esserti fatto lasciare.
Lorena Pugliese
"OVEST"
Questa è per te
pazzo cacciatore di sogni
anima inquietamente quieta
che ricerchi tepore fra fiamme di candele
aspirando odore di incensi.
E' per te pazzo folletto
che osservi la tua vita dal bordo della montagna e invece il lanciarti decidi di ballare alla luna
NUDO
E
PRIMITIVO
danzando al vento e alle nubi
al grano
e alle placide acacie stordenti.
E' per te pazzo Hippie
che cerchi l'essenza
là dove appare solo presenza e riflesso
che cerchi la purezza
là dove impera l'arroganza
e ritrovi la semplicità
nel sorriso sdentato di vecchi montanari
pazzi e primitivi come te.
E' per te folle giullare
così intimamente saggio
dietro quel tuo sorriso
di occhi antichi
che molto hanno visto
e tanto vedono.
Bevi la vita fino alla sua radice
nutriti di te stesso
succhia l'energia di Madre Terra
questa è la linfa...
Vai alla ricerca del tuo Graal
Vai alla ricerca della tua vittoria
sul buio
PER LA LUCE
Lorena Pugliese
"DIVERSI SOTTO LO STESSO CIELO"
Hai camminato in mezzo agli uomini nel mondo
nell'indifferenza
nell'amore
hai camminato solo
in compagnia
sotto la pioggia e sotto il sole
nella fame
nella paura
nella ricerca della Verità
avrei voluto esserci
quando le catene della vita
imprigionavano i tuoi sogni
quando chiedevi a tutti
perché
diversi sotto lo stesso cielo
se tutti figli di uno stesso Dio?
avrei voluto esserci
ma non c'ero!
e mi inginocchio davanti a Te
mentre vorrei pregare
ma non so che dire
Tiziana Melagrana
I FIORI SOFFERENTI"
I fiori sofferenti
amano vivere all'aperto
lontano
senza legge né vento
i fiori sofferenti
leggono dentro gli occhi
tenero e forte insieme
è il loro breve amore
Tiziana Melagrana
L'ESISTENZA"
Alla fine di ogni cosa
c'è l'essenza della vita
bellissima e infinita
l'esistenza
che ci sfida
che ci rende vuoti
e così pieni d'amore
con verità profonde
fino a toccarci il cuore
dietro i versi di una poesia
del freddo dentro
che si prova
quando tutto va via
di un sogno spezzato
che poi spezzato non sarà mai
mentre gli occhi che ci guardano
sono quelli che ci insegnano
che se molto si dà
molto si può avere
alla fine di ogni cosa
l'esistenza
dietro il sole che ride
dopo la tempesta
dietro le parole
che racchiudono
come l'acqua verso il fiume
tutto il bene
tutto il male
là dove
non si può barare
perché le verità profonde
stanno dentro al cuore
e come le maree
che cambiano le cose
dalle profondità
del mare che le ha
l'esistenza
intensamente
va
Tiziana Melagrana
Non temo di rinsecchire
e sono un fiore!
Il campo selvatico partorisce miracoli
Un bruco a volte mi tampina.
Impavida succhio acqua...
...ansia
La falce, spesso mi attenta.
Al sole godo accaldata...
...ansia
La notte fredda sempre mi intimorisce.
Produco nettare feconda...
...ansia
Dal campo ancora miracoli.
Dondola
bianca mia corolla
...non bevo la pozione...
Io sono un fiore!
Sara Perugini
"FOOTING"
è un mondo perduto
che mi viene incontro
tra l'avena selvatica
e il trifoglio incarnato
dove affiora il relitto
di un erpice a dischi
e il filo di una vanga
ricamata di ruggine ed argilla
e così correndo
viaggio nel tempo
prima di trovare
la cenere mistica
dei papaveri
tra siringhe che brillano
come costellazioni dimenticate
aghi che si incrociano
come spade
e poi lattine di coca
elastici barattoli cicche
plastica e carte stracciate
allora mi fermo
e tra le rovine
della memoria e del futuro
mi siedo su un vecchio
albero abbattuto
per ascoltare la città
che si accende nella sera
come il rombo lontano
di una battaglia perduta
Riccardo Belloni
"AL DIO PAN"
con questa mano ti benedico
Natura e ti battezzo alla fonte
del piacere
con questa mano che tocca
i vertici del misticismo
addominale e indica
con rapidi gesti
un' effìmera Via
Lattea che cade
nelle crepe della terra
passando tra fili di muschio
e di formiche
e dentro il guscio vuoto
di piccole lumache di mare
Riccardo Belloni
"CONTAMINATO"
La pelle rabbrividisce...................Fuori.... al di là del me.
Varcata la sensazione dello spazio limitrofo.
tu mi sei confinante
mi tocchi con la punta delle dita
e a volte la tua lingua s'inarca nella mia bocca.
Contaminato dal tuo senso dell'essere
perdo la razionalità del me
e il senso della terra
mentre cado
e il vaso che resta a mezz'altezza
ossessiona la mia immagine nello specchio.
Eppure quest'aria
che filtra i pori della mia pelle,
l'odore
della carne rosolata
il friggere delle mie ossa
sputtanate dall'umidità della terra,
fragrante terra
immensa terra
ch'illimiti lo spazio
limitando lo sguardo
fin dove la pupilla
s'inietta d'orizzonte,
mi spremo
contaminato dal senso dell'essere
del grano appena maturo,
derattizzate l'idea,
il vuoto
s'impossessa
del pensiero che vaga
fra le spire del tempo.
Contaminato
dal senso dell'essere del verme
che preme al centro della mia pancia
stanco d'attendere
il senso del cadavere
che contamina l'anima
e lo spirito che vaga
fra le mutanti dimensioni
del senso del me.
Contaminiamo il nulla di ciò che resterà del domani
quando il silenzio
contaminerà
La sensazione
d'essere,
in qualche spazio,
vivo.
Paolo Silvestri
Serata poetica "tra frammenti e contaminazioni"
ARTHUR RIMBAUD
Testa di fauno
Dentro il fogliame, scrigno verde maculato d'oro,
dentro il fogliame, esitante e fiorito,
di splendidi fiori in cui dorme un bacio,
vivacemente squarciando l'antico ricamo,
un fauno mostra i suoi occhi accesi
e morde fiori rossi con i suoi denti bianchi.
Bruno e sanguinolento, come un vino invecchiato,
il suo labbro scoppia in lunghe risa sotto i rami.
E dopo ch'egli è fuggito - come uno scoiattolo -
la sua risata ancora vibra in ogni foglia,
e si vede, spaurito da un fringuello,
l'aureo Bacio del Bosco che si raccoglie in se stesso.
Vocali
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali
io dirò un giorno, le vostre segrete origini:
A, nero, corsetto villoso delle mosche lucenti
che ronzano intorno a crudeli fetori,
golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,
lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d'umbelle;
I, porpora, sputo di sangue, riso di belle labbra
nella collera o nelle ebbrezze penitenti;
U, cicli, fremiti divini di mari verdi,
pace dei pascoli disseminati di animali, pace alle rughe
che l'alchimia scava nelle ampie fronti studiose;
O, Tromba suprema piena di stridori strani,
silenzi solcati dai Pianeti e dagli Angeli:
- O l'Omega e il raggio violetto dei Suoi Occhi!
La stella è pianto rosa
La stella è pianto rosa nel cuore delle tue orecchie,
l'infinito rotola bianco dalla tua nuca alle tue reni;
il mare s'imperla di rosso sulle tue mammelle vermiglie
e l'Uomo è sangue nero al tuo fianco sovrano.
Da "Feste della pazienza"
Bandiere di maggio
Tra i rami dei tigli
muore un esangue grido di caccia.
Ma canzoni argute
volteggiano tra l'uva spina.
Il sangue ride nelle nostre vene:
ecco che già s'intrecciano le viti.
Il cielo è leggero come un angelo.
L'azzurro e l'onda si confondono.
Esco. Se un raggio mi ferisce
io morirò sul muschio.
Pazientare ed annoiarsi
è troppo semplice. Al diavolo le mie pene.
Io voglio che la drammatica estate
mi leghi al suo carro della fortuna.
Possa io morire per opera tua, Natura,
ma meno vuoto e meno solo!
Mentre i Pastori, è strano,
muoiono quasi per opera del mondo.
Desidero che le stagioni mi consumino.
A te, Natura, mi arrendo,
con la mia fame e tutta la mia sete.
E tu, per favore, nutri e disseta.
Niente, più niente, mi illude;
ridere al sole, è ridere ai genitori,
ma io non voglio ridere più a nulla;
e libera sia questa sventura.
MIMNERMO
E le dolcissime offerte
Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d'oro?
Meglio morire quando non avrò più cari
gli amori segreti ed il letto e le dolcissime offerte,
che di giovinezza sono i fiori effimeri
per gli uomini e per le donne.
Quando viene la dolorosa vecchiaia
che rende l'uomo bello simile al brutto,
sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri;
nè più s'allieta guardando la luce del sole;
ma è odioso ai fanciulli e sprezzato dalle donne:
tanto grave Zeus volle la vecchiaia.
Al modo delle foglie
Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell'età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco,
l'una con il segno della grave vecchiaia
e l'altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce di un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita
CONTRO L'USURA - Ezra Pound
Con usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v'è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l'Annunciazione dell'Angelo
con le aureole sbalzate,
con usura
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà staccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l'usura, spunta
l'ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila. Pietro Lombardo
non si fe' con usura
Duccio non si fe' con usura
nè Piero della Francesca o Zuan Bellini
nè fu "La Calunnia" dipinta con usura.
L'Angelico non si fe' con usura, nè Ambrogio de Praedis,
nessuna chiesa di pietra viva firmata :"Adamo me fecit".
Con usura non sorsero
Saint Trophine e Saint Hilaire,
usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte ed artigiano
tarla la tela nel telaio, nessuno
apprende l 'arte d'intessere oro nell'ordito;
l'azzurro s'incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling
usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane amante
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra giovani sposi
CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
carogne crapulano
ospiti d'usura.
QUARTO D'ORA DI POESIA DELLA DECIMA MAS - F.T. Marinetti
Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani lambicchi di ventosi pessimismi.
Guasto al motore fermarsi fra italiani ma voi voi ventenni siete gli ormai famosi renitenti alla leva dell'Ideale e tengo a dirvi che spesso si tentò assolvervi accusando l'opprimente pedantismo di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi meschinerie e passatismi torturatori con cui impantanarono il ritmo bollente adamantino del vostro volontariato sorgivo a mezzo il campo di battaglia.
Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe ubbidire all'infinito amore purissimo di Dio mentre voi ora smaniate dal desiderio di comandare un esercito di ragionamenti e perciò avanti autocarri.
Urbanismi officine banche e campi arati andate a scuola da questi solenni professori di sociologia formiche termiti api castori.
Io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono d'ogni quotidianismo e faro di un' aeropoesia fuori tempo spazio.
I cimiteri dei grandi Italiani slacciano i loro muretti agresti nella viltà dello scirocco e danno iraconde scintille crepitano impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno esplodono morti unghiuti dunque autocarri avanti.
Voi pontieristi frenatori del passo calcolato voi becchini cocciuti nello sforzo di seppellire primavere, entusiaste di gloria ditemi siete soddisfatti d'aver potuto cacciare in fondo fondo al vostro letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che non muore.
Autocarri avanti e tu non distrarti raggomitola il tuo corpo ardito a brandelli che la rapidità crudele vuol sbalestrarti in cielo prima del tempo.
Scoppia un cimitero di grandi Italiani e chiama Fermatevi fermatevi volantisti italiani avete bisogno di tritolo ve lo regaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal midollo dello scheletro.
E sia quel che sia la parola ossa si sposi colla parola possa con la rima vetusta frusti le froge dell'Avvenire accese dai biondeggianti fieni di un primato.
Ci siamo finalmente e si scende in terra quasi santa.
Beatitudine scabrosa di colline inferocite sparano.
Vibra a lunghe corde tese che i proiettili strimpellano la voluttuosa prima linea di combattimento ed è una tuonante cattedrale coricata a implorare Gesù con schianti di petti lacerati.
Saremo siamo le inginocchiate mitragliatrici a canne palpitanti di preghiere.
Bacio ribaciare le armi chiodate di mille mille mille cuori tutti traforati dal veemente oblio eterno.
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