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L'Associazione Regresso Arti presenta:






Auditorium Sant'Arcangelo - Fano (PU)

8 - 11 MAGGIO 2003








 







Presentazione

...E' mio intendimento fare una presentazione basata su quelli che possono essere i riferimenti al concetto di regressione nell'ambito dell'arte contemporanea e constatare come questa idea di regressione sia sostanzialmente fluida, estremamente aperta.
Penso che l'interesse e la novità del gruppo sta proprio in questo, nell'idea di un'apertura totale che non sia un concetto solamente estetico che lega le varie posizioni ma qualcosa che ha la possibilità di aprirsi all'esterno.
Per definire questa tipologia pensavo proprio ad alcuni esempi nell'arte contemporanea in cui individuare un po' il concetto di regresso.
Naturalmente la prima immagine che mi viene in mente è quella di Dubuffet con la Teoria dell'Art Brut quindi la teoria del ritorno ad un'arte primitiva, un'arte quasi infantile, il recupero dell'istintività.
In questo caso il concetto di regressione è strettamente legato a delle pulsioni inconsce che debbono venir fuori attraverso la pratica dell'artista e devono essere in qualche modo non filtrate dal Super Io, da quelli che sono i livelli e le definizioni sociali, ma espresse in maniera assolutamente spontanea e immediatamente diretta.
Il concetto della regressione è come una sottile linea che collega varie esperienze diversissime fra di loro nell'ambito dell'arte contemporanea e non solo, ma anche nell'ambito, ad esempio, della letteratura, del teatro e del cinema.
Se noi pensiamo ad esperienze come quelle di Joseph Beyus, che appunto ha fatto del concetto di regressione e quindi dell'arte antropologica e della ricerca dell'origine uno dei propri cardini di tutta la sua ricerca, diventa interessante capire come, a volte, il concetto di modernità, di arte contemporanea, il concetto di avanguardia, il concetto di provocazione linguistica e di messa in crisi di quelle che sono le strutture anche visuali della presentazione dell'opera, sostanzialmente partono da una realtà molto più antica, molto più arcaica.
Nel caso di Beyus, per esempio, un aspetto che lui ha sempre in qualche modo evidenziato è quello sciamanico dell'artista ed è una novità, è un'idea diversa nell'ambito del Novecento perché un conto è l'istintività, la liberazione dell'inconscio, un conto invece è, forse in senso più junghiano dell'apertura dell'inconscio ed in senso più collettivo, ritornare ad una sorta di arcaismo che è quello praticato da alcune tribù cosiddette primitive.
L'idea dello sciamanesimo è interessante proprio perché Beyus fisicamente ha sostenuto questo tipo di esperienza.
Sostanzialmente lo sciamano è colui che muore e poi rinasce ad una nuova vita con la coscienza della vita precedente e quindi riesce a leggere la realtà da un altro punto di vista e con altre possibilità, riesce a frantumare quelli che sono i luoghi comuni e le possibilità che uno ha normalmente di rapportarsi con la realtà.
Beyus, appunto per l'esperienza vitale che ha avuto, è stato abbattuto con il suo aereo in Mongolia ed è stato curato da alcune tribù di Mongoli, attraverso il latte, il grasso, il feltro, materiali poi diventati tipici della sua opera.
E' stata un'esperienza di morte e rinascita, esperienza tipica della regressione: attraversare la morte fisica per rinascere spiritualmente in un'altra condizione.
Molti sono gli artisti che si rifanno a questo concetto; pensiamo ad un personaggio assolutamente contemporaneo e moderno come Gino De Dominicis, il fulcro della cui opera è il concetto di immortalità non intesa come un prevaricamento della temporalità, quindi di superamento del tempo, ma profondamente innestata in quella che è la cultura classica, tant'è che tutti i riferimenti dell’artista vanno ascritti ad un ambiente culturale che è quello degli Assiri Babilonesi; in particolare il suo personaggio preferito che ritorna continuamente nelle sue opere, è Gilgamesh, il protagonista di un'epopea mitica, centinaia d'anni antecedente all'Iliade e all'Odissea.
Ma aldilà di questi casi è importante constatare come il discorso dell'arte non è solamente un fatto visivo ma è una contemporaneità, un collegamento fra diverse situazioni, fra diverse pulsioni creative, è capire come anche nella letteratura il discorso della regressione sia stato affrontato da diversi autori.
Io ne citerei due che sono agli antipodi ma sono caratteristici proprio per la loro formula di semplificazione del discorso:
uno è Ferdinand Céline che mette in crisi tutte quelle che sono le strutture letterarie per arrivare ad una sorta di regressione all'interno di una gergalità comunicativa che è la gergalità tipica dell'Aargau e dei dialetti francesi dei bassifondi mescolando quindi la lingua colta, la lingua alta e la lingua parlata tutti i giorni,
l'altro invece è Beckett che sposta completamente il discorso, la regressione beckettiana è fondata sul meccanismo di eliminazione della concretezza semantica del significato delle parole per arrivare ad un asciugamento della parola stessa che non riesce a significare più nient'altro di quello che presenta di sé.
Questo è molto interessante proprio perché troviamo questi meccanismi - che sono meccanismi estetici - espressi attraverso la letteratura ma anche in un'ambivalenza, ad esempio, tra biografia ed esperienza letteraria in un caso come quello di Fernando Pessoa, che è il più grande poeta portoghese del Novecento e forse europeo, che addirittura crea degli eteronomi cioè altri personaggi ognuno dei quali scrive delle poesie, scrive dei libri completamente diversi stilisticamente da quelli dell'autore, ognuno ha una sua caratteristica, una sua identità.
Anche in questo senso è regressivo, c'è la frantumazione dell'Io e se noi pensiamo, per chiudere questa breve presentazione, ai concetti più rivoluzionari di Jacques Lacan, il grande psicanalista francese, che sosteneva che prima della formazione dell'Io esiste una sorta di condizione psichica chiamata "Il fantasma del corpo disgregato" e quindi un’identità frantumata non ancora unificata in un'identità univoca legata alla definizione di sé stessi, ecco che Pessora presenta questa regressione ad una condizione psicologica primaria antecedente la formazione dell'Io e l'inserimento dell'individuo nella società.
Trovo molto interessanti questi punti di riferimento e credo che aiutino a comprendere come questo concetto della regressione sia estremamente amplificabile e diventi quindi un discorso che ben si adatta alle varie posizioni, alle varie situazioni che in questa mostra vengono presentat
e.

Maurizio Cesarini



Confido profondamente nelle capacità umane, nella spinta che ci diamo soltanto quando raggiungiamo il fondo dei nostri dolori più forti, credo ci siano momenti nei quali sentiamo di essere cresciuti. . . ma questo è semplicemente l’inizio; impariamo a muovere passi, impariamo anche a stare fermi, se necessario, scopriamo come, a volte, sia indispensabile guardare indietro. Onestamente, nello svolgere della mia esistenza, credo aver dedicato forse troppo tempo a riflettere su ciò che è ormai passato, smisuratamente incline al cosiddetto "esame di coscienza", ho indugiato nelle riflessioni, nei rimpianti, in quelle laceranti nostalgie.
Non sono mai riuscita ad ammettere a me stessa di aver perso tempo, perché probabilmente non è così.
Tutto ciò che è stato e non sarà, le lacrime già asciugate, le gioie vissute in un battito di ciglia. . . eppure anche questo è la mia vita.
"Regresso" sarebbe l’utopia risolutiva, nascere già vecchi, ebbri di sapienza, vivere consumandosi pian piano, tornare ad essere cellula embrionale per poi rinascere nuovamente.
Ed è proprio la "vecchia bambina" che dà voce ai dipinti, la stessa che, fra un girotondo ed un nascondino, mi prende per mano nell’affrontare le paure.
Credo che "Regresso" sia l’Eden nel quale proteggere la vera essenza delle cose dalla frenesia di un mondo che corre, spesso senza nemmeno conoscere la direzione.
Dunque non alluderei ad una sorta di "coito interrotto", piuttosto ad un arretramento funzionale all’atto creativo.

Selenia Brocca



Regresso

Regresso e progresso sono terminologie apparentemente antitetiche e rispecchiano una visione della realtà fenomenologica il cui dinamismo è di tipo lineare; visione astratta in cui il regresso ha necessariamente connotazione negativa.
Si sa, invece, che la realtà dei fenomeni ha un movimento ciclico ed in questa visione il "regresso" ed il "progresso" hanno lo stesso valore, poiché nel cerchio, il sotto è come il sopra, la destra, la sinistra, l’uno non conseguente, ma sincronico, necessario e funzionale all’altro.
In questa ottica dire "regresso" è una provocazione ed un monito a quanti credono il contrario.
Perché una provocazione?

forse perché si sta delineando un futuro "impossibile"…
e perché solo guardando agli errori del passato si possono svelare delle verità essenziali per migliorare il futuro?
o perché non si crede che la Vita sia un cerchio?
e non si apprezza abbastanza il silenzio che è la voce dell’anima…
forse perché c’è molto fideismo e poca vera fede…

Daniela Caiulo 




Il "regresso" come idea politica

All’interno dell’incubo, prossimo alla sua realizzazione planetaria, che vede la produzione, il consumo, la crescita, assumere valore sacro ed assoluto, il "regresso" è una bestemmia, ma è anche l’unica possibilità di spaccare il motore a questa macchina full optional che ad alta velocità sta conducendoci verso il baratro con le cinture ben allacciate.
Negli ultimi mesi molte maschere sono cadute e solo un cieco può non avere scorto il volto mostruoso che si nasconde dietro la promessa di benessere e democrazia per tutti.
Quello che noi chiamiamo benessere, e che altro non è se non un disastroso modello culturale, non vuole e non può essere per tutti. Quello a cui si sta alacremente lavorando è altresì un mondo in cui una minoranza potrà, attraverso un regime poliziesco planetario, difendere i propri privilegi dal pressare delle masse affamate, che la strategia della morte (il grande arcano del disegno massonico mondiale) con le sue guerre, carestie, pestilenze, aborto e contraccezione non è riuscita sufficientemente a decimare.
In questo contesto non è facile pensare ancora un’arte disimpegnata, totalmente estranea al politico ed al sociale: l’impotenza è un male contagioso e considerare ineluttabile il proprio degrado non può che portare ad uno stile decadente ed un’espressività vana, totalmente assorbita da quelle logiche mercantili che un artista dovrebbe invece naturalmente avversare.
"Regresso" dunque, per concepire quel "medioevo sostenibile" a metà strada tra Pasolini e il Mullah Omar, entrambi eroi tragici, artisti, che osarono contrapporre la propria anima e finanche il proprio corpo a quell’inesorabile "ordine orrendo" che tutto distrugge o digerisce.
Il ruolo dell’Artista può essere dunque colto nelle parole rivolte da Krsna ad Arjuna nella Bhagavadgita:

"A te spettano le azioni, non il loro frutto"

E cos’è l’arte se non azione?

Franco Cenerelli



Regresso Arti

Secondo Freud la regressione è legata ad una tendenza interna, ad ogni organismo vivente, che lo spinge a riprodurre uno stato precedente, cui fattori esterni l’avevano costretto a rinunciare.
Quale migliore metafora dell’arte, di questa definizione psicanalitica, quale migliore definizione programmatica di un percorso artistico che si muove in avanti cercando di ravviare e progettare la contemporaneità a partire dal passato, dall’origine.
La stessa definizione etimologica di regresso può essere condensata nel concetto di "passo addietro", quindi implica il senso di un dinamismo, non definibile in termini verticali di successione, ma va visto in senso orizzontale, su di un piano in cui le dimensioni di tempo e spazio sono intercambiabili.
Per rimanere in termini freudiani, la regressione si dà come origine della perversione; ebbene questa definizione che implica da sempre una accezione negativa, può ben figurare come l’imago più vitale dell’idea dell’arte.
Pervertire, se ci atteniamo all’etimologia, pone l’accento significativo sull’idea di rivolgere, rovesciare.
Non occorre qui citare gli innumerevoli esempi che dalle avanguardie storiche in poi, hanno rovesciato l’idea di arte, basti per tutti il Dadaismo che sovverte l’idea di arte in anti-arte.
L’idea quindi di una ricerca e definizione della regressività in arte, si configura come una sorta di accelerazione poetica che non dimentica il luogo di partenza, o più propriamente la sua origine.
Regressione, sovvertimento, implicano seppure in termini linguistici, l’idea del pericolo, il senso del naufragio, la scelta del relitto al vascello semiaffondato.
Già Van Gog scrivendo al fratello avvertiva che "nel mio lavoro io ci rischio la vita", ravvisando nella frantumazione delle consuetudini visive, un altrove che è presente, ma proviene dal passato.
La differenza espressiva, tecnica e teorica degli artisti presenti in questa mostra, avvalora le ipotesi concertate; non la fluidità di una produzione artistica classificabile, ma l’eterogeneità di forme e materiali.
L’Associazione Regresso Arti, non intende quindi porsi come movimento chiuso e definito, ma come pulsione (è il caso di dirlo) che si muove e si declina sull’orizzonte della contemporaneità, con un movimento che scorrendo tra passato e futuro, si fissa in un presente retto ed inequivocabile.
Ben si presta quindi a rappresentare le ricerche di questi artisti l’immagine mitica dell’Uroboros, il serpente che si morde la coda racchiudendo in sé le idee di movimento, di continuità, di autofecondazione e di eterno ritorno.

Maurizio Cesarini



Regresso è, non sistema di pensiero concettuale, ma creazione istantanea, espansione dei centri vitali, è cercare una consapevolezza al di là di quella ordinaria e una conoscenza al di là di quella razionale; avere la bussola sempre orientata verso l’imprevisto; stare, non dalla parte di una parte, ma dalla parte del tutto.

Paolo Fraternali



Esplorare brandelli della propria storia, avere presenti le proprie radici, cercare sensazioni del trascorso della vita, scongelare desideri sognati e non realizzati.
Tutto questo è raccolto e unito nell’atto del fare, nel momento del realizzare; è il passo successivo.

Mauro Lucarini



Alcune forme di arte moderna possono non essere comprese o male interpretate.
Facciamo un’arte che sia meno moderna, facciamo un “regresso”.
Ma se l’arte nasce da un profondo percorso interiore di sensazioni si accetta com’è.

Tonino Serfilippi



L’uomo rincorrendo la storia si è perduto.
Occorre ritornare alle origini e rincorrere i sogni.

Monika Simmerle